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Edilizia Fvg: 7mila posti bruciati dalla crisi

A Trieste e Gorizia dal 2008 sparite 230 imprese. Comar (Ance): penalizzate le aziende di confine, serve il bonus fiscale TRIESTE. La crisi delle costruzioni nella Venezia Giulia è anche una questione di confine. Manca la possibilità di lavorare in un territorio più ampio, ma c'è anche il nodo di una fiscalità che vede avvantaggiate le imprese estere. E se diversi settori economici hanno beneficiato di una piccola ripresa nel biennio 2011-2012 e nell’anno 2015, per l’edilizia, come sottolinea un report della Cgia di Mestre, in otto anni c’è sempre stato il segno meno. Una via verso il rilancio? Una sola possibile, sottolinea il presidente Ance Fvg Andrea Comar: «Innovazione». A Udine la due giorni del mondo dell'edilizia ha cercato di lasciare alle spalle numeri da depressione per portare avanti le prospettive, se non di una ripresa, almeno di una tenuta di un patrimonio di 1.800 aziende e 7.500 addetti. La decimazione è iniziata nel 2008. Stando ai dati delle casse edili del Fvg, in regione si sono perse da allora 1.230 ditte e poco meno di 7mila operai. In particolare a Trieste l'occupazione è scesa da quota 2.789 a 1.438 e a Gorizia da 1.393 a 940, mentre le società sono passate a Trieste da 569 a 362 e a Gorizia da 228 a 215. Complessivamente, in otto anni la Venezia Giulia ha visto evaporare 1.804 lavoratori e 230 imprese delle costruzioni. «Il territorio a ridosso del confine soffre di più - osserva Comar -. Quella barriera nega all'imprenditoria locale le opportunità di altre province. Penso soprattutto a quella di Pordenone e ai suoi spazi di lavoro in direzione Veneto». Secondo grande nodo quello delle imposte. «Come già rilevato in passato - prosegue il presidente regionale dell'Ance - diverse aziende slovene offrono condizioni economiche più vantaggiose per la clientela dato che subiscono nel loro paese una minore pressione tributaria». La sollecitazione all'innovazione è stato il piatto forte dei dibattiti udinesi. Il network di settore Civiltà di Cantiere ha pure presentato un decalogo in cui si insiste tra l'altro sulle potenzialità della rivoluzione digitale, sui nuovi modelli di business, sulla logica di rete, sugli strumenti di garanzia. «Per essere competitivi abbiamo già gli strumenti necessari, non serve cercare scuse all'esterno - le parole di Alfredo Martini, fondatore di Civiltà di Cantiere -. Si tratta di cambiare prospettiva, mentalità, vision». I passi da muovere tuttavia, rispetto al gigante tecnologia, «sono ancora molti, non nascondiamolo», ammette Comar. «Sarà una trasformazione dinamica e le imprese faranno la loro parte cercando di interpretare la necessità di cambiamento, ma non potranno mancare supporti normativi che aprano la strada degli investimenti». Fondamentale, in primis, «un piano che favorisca la riqualificazione energetica nel 30% degli edifici pubblici e privati». Le richieste alla Regione? «La politica Fvg ha risposto sin qui con grande disponibilità. Nessuno ha la bacchetta magica, importante che si prosegua sulla via degli incentivi per l'ammodernamento degli immobili». Riferimenti raccolti dalla presidente Debora Serracchiani che a Udine ha snocciolato «gli strumenti che hanno stimolato un'economia indebolita dalla crisi: dal volano opere al bando sul riuso ed alla rigenerazione per recuperare l'esistente e non consumare suolo, fino all'utilizzo dei fondi europei per l'efficientamento energetico e le scelte orientate a riqualificare l'esistente. All'interno di questa progettazione c'è l'esigenza di aiutare le imprese locali sia con interventi pubblici e privati sia attraverso le grandi opere». Alla prima "Construction Conference" nazionale anche Confindustria Udine, con il presidente Matteo Tonon a ricordare il grande esempio friulano della ricostruzione post terremoto e a chiamare il sistema industriale a «intercettare e recepire le grandi potenzialità della quarta rivoluzione industriale per confermare le nostra capacità di fare impresa e di stare sul mercato». «Con questa Conferenza - aggiunge il presidente di Anci Udine Roberto Contessi - ribadiamo il ruolo importante delle costruzioni e la volontà ad aprirci al nuovo e al cambiamento, ma abbiamo bisogno che anche i nostri interlocutori istituzionali comprendano che è necessario un salto di scala, individuando nell'edilizia una leva imprescindibile per avviare concretamente uno sviluppo stabile». Riferimento: Tratto da ilpiccolo.geolocal.it

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Davide Rigatti

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